Ti guardo ogni mattina per cogliere un cenno, uno sguardo, una richiesta di qualcosa ma tu non chiedi mai, non l’hai mai fatto, nemmeno il cibo, nemmeno una carezza. Solo guardi con quegli occhi che sanno di solitudine e ti avvicini timidamente. Ecco, quello per te vuol dire: sono qui, accarezzami. Ed io di carezze te ne ho fatte e te ne faccio tante, anche se a volte perdo la pazienza per la tua cocciutaggine di vecchia maremmana. Non c’è modo di fermare questo mostro che avanza, io ci ho parlato, gli ho detto che così facendo ti farà morire e con te morirà anche lui. Ma lui non ascolta: o è sordo, o è stupido. Ogni giorno è un giorno in più che stiamo insieme, tu, io, Emma e Billy. Siamo davvero una bella famiglia.
Ed io ti guardo sempre, sono attenta a cogliere ogni piccolo sussulto, ad ascoltare ogni tua richiesta che poi non chiedi mai. Ho comprato le scatolette, quelle più sfiziose con la droga dentro che resuscita anche i morti. Ti sono piaciute per un po’, ora non le vuoi più, vuoi solo carne fresca a bocconcini. Ho fatto razzia a Ipercarni di tutti i bocconcini, ho comprato quasi 10 kg di carne, io che non ne posso sentire nemmeno l’odore, ho tagliato, cucinato, fatto le razioni, congelato, e poi scongelato…. Ogni giorno è un giorno diverso, la mattina forse mangi qualcosa, la sera la tua bocca è serrata. A volte, viceversa.
Ti guardo, ti chiedo, hai bisogno di qualcosa? Forse vuoi bere… ti avvicino la ciotola, non la degni di uno sguardo. Dopo pochi minuti ti alzi con tutta la fatica dei tuoi anni e del mostro che ti pesa addosso, ti avvicini a quella ciotola e ci tuffi dentro tutto il tartufo. E’ la stessa ciotola di pochi minuti fa, cosa è cambiato? Nulla, semplicemente volevi fare da sola. Capocciona maremmana. Stai in piedi per miracolo, la zampa davanti non si può poggiare, il mostro la sta bloccando, le zampe dietro scricchiolano come la vecchia libreria di zietta che si tiene su per miracolo. Vuoi che ti aiuti? Ti reggo…. “No! Non riesco a camminare con te che mi sollevi la coda! Fammi solo appoggiare alla tua gamba per riposare un po’.” Ed io ti faccio appoggiare, divento la tua quinta gamba, anzi la terza, perché due sono già fuori uso. Ti faccio appoggiare anche quando vuoi sdraiarti sul cuscino e fai mille giravolte prima di trovare il modo di scendere senza svenire dal dolore. Quello è il momento più dolce: io ti reggo e faccio da ammortizzatore, tu ti fidi e ti abbandoni lentamente sulle mie gambe, ti reggo la testa e ti accarezzo. Sono tutta incastrata ma è talmente bello che rimango lì, innamorata e grata, a respirare insieme a te.
-Dobbiamo parlare, Lara. Non voglio vederti soffrire, quindi mi devi dire quando vuoi l’iniezione contro il dolore.
-Ok.
-Poi, un’altra cosa.
-?
-Tu sei forte, quanto vuoi andare avanti?
-E’ una domanda scema.
-Sarà anche scema ma io ti sto chiedendo se vuoi che ti aiuti…
-Scordatelo, non se ne parla.
-Va bene. Ora mangiamo qualcosa?
Ti guardo, ogni giorno, ogni ora. Oggi non è una giornata buona, non tocchi cibo da 3 giorni e fai molta fatica ad alzarti. Sembri stanca. Forse devo chiamare Monica, forse non basta più il farmaco. Penso a cosa devo fare in previsione che non ci sarai più, penso a come sarà quando non ci sarai più. Penso. Troppo.
-Dobbiamo parlare, Lara. Mi senti?
-Si.
-Hai dolore? Vuoi l’iniezione?
-Si.
-Ok, fatto. Riprendiamo da dove eravamo rimaste…. Mi permetti di aiutarti?
-No.
-Allora ti faccio un’altra proposta: ti aiuterò solo nel momento in cui non riuscirai a stare più in piedi, va bene?
-(pausa di riflessione) Ok, va bene.
Sento che è una concessione strappata con le unghie ma mi ci aggrappo come ultima spiaggia.
Ti guardo ogni giorno, ogni istante e conto i passi che riesci a fare. Stai su, cammina Lara, cammina, ti prego.
Ti guardo mentre dormi e conto i respiri che fai e spero sempre di sentire l’ultimo. Deve essere bello morire nel sonno. No, respiri sempre e il cuore batte. Sono felice… oppure no? Il mostro è avido, si nutre delle tue fragili ossa e non demorde.
Tu hai riscattato i miei errori, quelli che mi torturano da anni. Mi hai dato modo di capire che si può fare molto di più ed ho l’opportunità di mostrarlo ad altri che si sono trovati o si troveranno come noi, oggi. Tu, Lara, proprio tu, piccola grande morsicatrice di garretti altrui.
Ti guardo e aspetto. Passa un altro giorno, e poi un altro ancora, e poi notti insonni e poi è di nuovo giorno. Non chiamo Monica, oggi è una giornata buona , abbai e annusi l’erba.
Aspetto, conto i tuoi respiri. Ci sono, ci sarò. Fino all’ultimo. Te l’ho promesso. Ed io mantengo sempre le promesse. Principessa.